Ci risiamo! Dopo aver colpito i pensionati, i
lavoratori, le piccole imprese artigiane, ora è, nuovamente, il turno delle
Province (più piccole naturalmente). Il Decreto della spendin review che il
Governo presenterà a giorni prevede il taglio di 30/40 Province. L'ennesima
prova di questo Governo che, in nome dell’equità, si mostra forte con i deboli
e deboli con i forti. Invece di tagliare pensioni d'oro, stipendi dei
manager,consulenze, enti inutili - luoghi di collocamento per amici -, il
Governo ripropone il taglio delle Province più piccole e politicamente più
“deboli” – vedi caso Crotone –. Qualcuno ci definirebbe difensori degli sprechi
e delle spesa pubblica improduttiva, ma in realtà non è così. L’Ente Provincia,
soprattutto nell’ultimo decennio, ha visto crescere significativamente le
proprie competenze. Il progressivo affermarsi del principio di sussidiarietà
ha, infatti, valorizzato quelle istituzioni più vicine al cittadino, non solo
per l’erogazione diretta di servizi, ma anche per la definizione delle
politiche strategiche finalizzate allo sviluppo del territorio locale, della
sua comunità e del benessere collettivo. Ciò trova corrispondenza non solo
nell’ampliamento dei compiti amministrativi di tipo gestionale, ma anche
nell’attribuzione di importanti funzioni di programmazione e coordinamento che
la Provincia svolge nei confronti dei Comuni del suo territorio. Con
l’attuazione del regionalismo e soprattutto con le riforme che si sono
susseguite dopo quella fase, le Province, hanno vissuto una nuova centralità
che ha contribuito ad allargare di numero e di qualità le funzioni che
esercitava. Si è assistito ad un mutamento sostanziale delle funzioni
provinciali che ha condotto a considerare la Provincia non più come Ente di
decentramento burocratico statale, nel cui ambito erano dislocati gli apparati
amministrativi dello Stato centrale, ma come soggetto deputato al governo del
territorio. Tuttavia, oggi viene nuovamente riproposta la soppressione delle
Province secondo un rigido parametro demografico che rischia di penalizzare i
territori più con un tessuto produttivo - economico più debole e dove, per la
complessità del territorio, la presenza istituzionale dello Stato (per il
tramite dei sui uffici periferici) si palesa quantomeno indispensabile. Volendo
schematizzare le ragioni che stanno alla base dell’abolizione delle Province si
può dire che esse siano due. Da una parte, si sostiene che esse siano Enti
dannosi per i costi necessari al mantenimento della struttura; dall’altro i
costi indiretti provocati da una pluralità di passaggi burocratici. La
questione della soppressione delle Province non può essere affrontata solamente
in termini di costi. Se il problema è un problema di costi e di
razionalizzazione delle funzioni, non occorre certamente un intervento del
legislatore costituzionale che abolisca le Province, ma è necessario che una
legge ordinaria faccia chiarezza sulla distribuzione dei compiti e sulla
definizione dei ruoli, eliminando le sovrapposizioni che creano dannose
inefficienze. Il problema non è tanto la soppressione quanto la valorizzazione
della Provincia. Oggi va ribadito non solo il legame storico che lega il
Capoluogo della Provincia con il territorio circostante, ma anche il fatto che,
nel nuovo sistema istituzionale ed amministrativo previsto dalla Costituzione,
la Provincia rappresenta l’istituzione territoriale indispensabile per gestire
le funzioni di area vasta, spesso accentrate a livello regionale o talora
nell’amministrazione periferica dello Stato. Attualmente alcuni fenomeni
regolativi ed organizzativi richiedono interventi di governo di livello sovra comunale,
come nel caso della gestione integrata dei rifiuti, della tutela ambientale e
del paesaggio, delle infrastrutture viarie e dell’edilizia scolastica.
In un territorio, come ad esempio quello del crotonese, caratterizzato da aree marginali e periferiche, c’è bisogno di un livello istituzionale come la Provincia la quale non può essere sostituita né dalla miriade di Comuni, piccoli o piccolissimi, né dalle Regione o accorpandola alla Provincia di Catanzaro, pena: il ritorno ad un nuovo e già vissuto centralismo.
In un territorio, come ad esempio quello del crotonese, caratterizzato da aree marginali e periferiche, c’è bisogno di un livello istituzionale come la Provincia la quale non può essere sostituita né dalla miriade di Comuni, piccoli o piccolissimi, né dalle Regione o accorpandola alla Provincia di Catanzaro, pena: il ritorno ad un nuovo e già vissuto centralismo.
Membro Direzione Regionale Gd
Oreste Sabatino